La Ricerca
SLA, nuovo passo avanti nella scoperta delle cause che portano alla morte dei motoneuroni
Di recente è stato pubblicato un nuovo studio che porta alla luce un meccanismo interessante alla base della degenerazione dei motoneuroni nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Tale meccanismo è stato stata svelato per la prima volta dai ricercatori dell’UniversitĂ del North Carolina (UNC). Lo studio, pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (PNAS) dal titolo “Nonnative SOD1 trimer is toxic to motor neurons in a model of amyotrophic lateral sclerosis”, apre la strada a nuovi sviluppi per la definizione di potenziali terapie mirati contro la Sla e getta nuova luce su altre malattie neurodegenerative accomunate dalla presenza di aggregati di proteine anomale nel cervello, come l’Alzheimer.
Nel caso della SLA, i pazienti vanno incontro ad una graduale paralisi causata dalla perdita dei neuroni deputati al movimento, che controllano attivitĂ cruciali come la capacitĂ di parlare, deglutire e respirare. La SLA colpisce prevalentemente persone adulte con una etĂ media di esordio intorno tra i 50 e i 70 anni. Nel nostro paese i malati sono circa 6.000. Secondo le statistiche si ammalano tre persone ogni 100.000 abitanti l’anno.
Nel dettaglio, la SLA può essere causata nel 20% delle forme familiari e nel 2% delle forme sporadiche da una mutazione nel gene della superossido dismutasi 1 (SOD1) che comporta la produzione di una proteina mutata la quale tende a formare aggregati potenzialmente tossici nel cervello. Tale gene è espresso ubiquitariamente nel sistema nervoso e la sua mutazione patologica innesca il meccanismo di malattia comportante danni all’interno motoneuroni (la cui degenerazione è responsabile della paralisi progressiva) e glia, costituita da astrociti e oligodendrociti e che rappresentano quella popolazione di cellule del sistema nervoso che svolgono un’attivitĂ di supporto dei neuroni. “Uno dei piĂą grandi enigmi e di assistenza sanitaria è come affrontare le malattie neurodegenerative. A differenza di molti tipi di cancro e di altre condizioni, al momento non abbiamo cura contro queste malattie neurodegenerative”, ha detto l’autore senior dello studio Nikolay Dokholyan, professore di biochimica presso la UNC, in un comunicato stampa. “Questo studio è un grande passo avanti, perchĂ© mette in luce l’origine della morte del motoneurone e potrebbe essere molto importante per la scoperta di nuovi farmaci.”
Lo studio effettuato sul topo transgenico con la mutazione SOD1, che riproduce la malattia umana, ha permesso di sviluppare una nuova modalitĂ per rintracciare il danno cerebrale nel cervello causato da questa mutazione. Attraverso una combinazione di algoritmi e modelli di computer, sono stati finalmente in grado di identificare la struttura della SOD1 nei siti danneggiati all’interno delle cellule vive. Hanno scoperto che la SOD1 mutata era presente all’interno di ammassi di tre proteine ​​chiamate “trimeri”, che grazie a questo studio si pensa che possano essere in grado di uccidere motoneuroni. “Questo è un passo importante perchĂ© nessuno ha ad oggi chiaramente dimostrato quali sono esattamente le interazioni tossiche dietro la morte dei motoneuroni nei pazienti affetti da SLA”, ha detto il ricercatore principale dello studio Elizabeth Proctor in un comunicato stampa. “Conoscere cosa realmente determinano questi questi trimeri, potrĂ consentire di progettare meglio i farmaci in grado di fermarne la formazione o sequestrarli prima che possano fare danni”.
Le proteine, quando aggregate nei trimeri, sono instabili all’interno del corpo e la dottoressa Proctor ritiene che questo sia il motivo dietro la tossicitĂ della SOD1 mutata all’interno del cervello. Le proteine mutate ​​interagiscono con altri neuroni finendo per danneggiarle in modo permanente, che porta alla degenerazione caratteristica della SLA.
Di questi risultati non possono solo beneficiarne le persone colpite da SLA ma tutte quelle patologie neurodegenerative caratterizzate da accumuli di proteine patologiche. “Ci sono molte somiglianze tra le malattie neurodegenerative”, ha detto Dokholyan. “Quello che abbiamo trovato sembra confermare ciò che è giĂ noto riguardo il morbo di Alzheimer, e se riusciamo a capire di piĂą su ciò che sta accadendo nella SLA, si potrebbe potenzialmente aprire un quadro in grado di comprendere le radici di altre malattie neurodegenerative”.
Ovviamente va chiarito che lo studio ha solo individuato un potenziale meccanismo alla base della patogenesi della SLA legata alla mutazione del gene SOD1. Serviranno altri studi per confermare questo meccanismo e quindi per individuare potenziali trattamenti da sperimentare nei pazienti.
a cura del dott. Christian Lunetta
Medical director Aisla Onlus
Neurologo Centro Ascolto Aisla Onlus